giovedì 24 giugno 2010

(tra parentesi)

Vi capita mai di sentirvi così vicini ad un pensiero da poterlo sfiorare con un dito eppure rimanere così lontani da continuare ad annaspare a vuoto?

Mi accade spesso di girarci intorno senza mai riuscire ad afferrarlo. Allora scavo tra carne nervi tessuti vene sangue budella mi sporco cado mi infilzo ma non riesco a raggiungerlo mai. C'è una distanza incolmabile e come una pienezza che non si lascia trasparire ma che continuo a scavare, scavo una trincea con un cucchiaino. Continuo, mi incaponisco, annaspo, inciampo, sprofondo. Granello dopo granello, la meta continua ad allontanarsi. E' un corridoio che si allunga a velocità proporzionale alla rovinosità della spirale discendente in cui mi avviluppo. Vertigine, circolo vizioso, virtuoso, punti di vista che perdono senso in quell'incunearsi della materia che non vuole farsi trasparente, nasconde e si vela e si maschera sotto cortine di inadeguatezza un pensiero che non vuole farsi spogliare, pericoloso, scotta, mi brucia, soffio e si apre una ferita senza fondo. Viventi la nostra morte, morienti la nostra vita. Ma sbaglio perchè non c'è un "noi" c'è solo un io che non ha più connotati, è una lama e io sono il taglio. Inscrivo e circoscrivo, inscrivo e circoscrivo, inscrivo e circoscrivo e inscrivo ancora finchè ho esaurito lo spazio e la capacità di intendere e volere. Tutti scoppiano a ridere anche se la scritta marchiata sulla schiena del gobbo cita "A P P L A U S I". Ma arriva un punto in cui le parole sono inutili, e un foglio di carta separa il ragionamento dal delirio. Apro un varco, mi puntello e mi sforzo, muscoli tesi, apro fessure che sono bruciature di sigarette, ci soffio sopra, guardo dentro e mi spavento, mi ritraggo. Cosa ho visto? Desiderio di un autunno senza dimensioni, mi abbandono alla cenere
Se sei un passato senza ricordi non puoi vedere nulla perchè sei nulla.

Avete presente...?

No, forse no.

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