giovedì 21 giugno 2012

Recinzioni: The Killing

Dunque, se ve lo state chiedendo, anche se non vedo perché dovreste, questa non è una rubrica fissa né una cosa che mi piace particolarmente fare: ogni volta che leggo una recensione noto quel tono supponente dello sputasentenze che mi manda in bestia e non capisco se sono io il problema o se effettivamente tutti quelli che ritengono di avere qualcosa di rilevante da dire debbano necessariamente usare quel tono come se stessero spargendo chissà quali perle di saggezza. Seriamente, non fatelo. Chi cazzo ve l'ha chiesto? Ogni volta che state per scrivere una puttanata, cercate di pensare a me, sulle vostre spalle, con gli occhi sbarrati, che gracchio "Ma chi cazzo ve l'ha chiesto? Ma te l'ha chiesta qualcuno la tua stupida opinione?" e poi fate come vi pare, ma per favore, cercate di rispondere onestamente, fatelo per voi stessi...vi prego.
Quindi adesso mi è venuta voglia di scrivere la mia su The Killing, che è un telefilm prodotto dalla AMC e tutte le altre cose tecniche cercatevele su wikipedia, perché, nonostante io detesti le recensioni, ne leggo anche un sacco e su questo prodotto in particolare ne ho lette un sacco di negativissime. Non mi spiego il motivo, penso siano tutti dei deficienti e forse non dovrei abbassarmi al loro livello, ma le regole della convivenza civile mi hanno insegnato mio malgrado che bisogna argomentare le proprie opinioni, e siccome sono chiusa in casa da svariati giorni perché non ho una macchina e gli unici passaggi che potrei elemosinare implicano in ritorno favori sessuali che non mi sento di dare, credo proprio mi dedicherò a questo, stasera. E poi mi ubriacherò da sola e andrò a dormire triste. Mi sembra un ottimo programma.
Allora, la prima puntata di The Killing fu un cazzo di fulmine a ciel sereno.
Seriamente, erano anni che non vedevo qualcosa di scritto e prodotto per la televisione di così elevata qualità: tutto perfetto, dalla regia ai dialoghi - io ho una personale ossessione per i dialoghi, nel senso che se i dialoghi sono artificiosi o raffazzonati proprio non ce la faccio - alla colonna sonora, tutto compatto, tutto appuntito, un pugno nello stomaco. In una perfetta ring composition si può dire lo stesso dell'episodio conclusivo. In mezzo: chiaramente alti e bassi.
Una sceneggiatura non perfetta: la trama in alcuni punti sbrodola, credo la colpa sia per il tentativo (mal riuscito) di raccontare in ogni puntata una giornata di investigazione, senza interruzioni o salti temporali, e ciò che difficilmente regge in questa rigida cornice temporale è tutto il filone "politico-cospiratorio", ed è anche ciò che difficilmente appassiona, vuoi per il personaggio principale di quella dimensione, che è il candidato alla corsa elettorale Darren Richmond, il quale per tutti i primi 12 episodi poteva molto plausibilmente essere l'assassino, vuoi perché insomma anche sticazzi del nuovo sindaco di Seattle. E' soprattutto per questo che, almeno parzialmente, la "risoluzione finale" dell'intrigo poteva essere chiaramente intuibile già dall'inizio: perché cercare l'attenzione dello spettatore sui movimenti di questi burattini del potere quando ciò che interessa di più lo stesso deus ex machina è tutt'altro? Per esempio: cosa accade a chi rimane intorno a quel buco nero che la morte inspiegabile e violenta di un'adolescente può causare. E su questo lo schermo non mente mai: non c'è un solo istante che non comunichi qualcosa di profondo e oscuro, anche il personaggio più insignificante è trattato con una multidimensionalità pungente, gli sguardi ambigui non mentono, i non-detti dei dialoghi si lasciano tracciare con veemenza mentre il costante basso sordo continuo della pioggia accompagna disperazioni, rimpianti e decisioni sbagliate. La più grande debolezza di cui è accusato questo crime è proprio la sua lentezza, la diluizione della trama, che a me appare come il suo più grande punto di forza, la sua vera innovazione, così tanto sottile psicologismo nei telefilm non si vede, mai, neanche in quelli fatti davvero bene: tutto serve a qualcosa, a far sbocciare qualcosa, o a uccidere qualcosa, nulla è lasciato al caso, nulla è superfluo o ruffiano - i due detective, che durante l'indagine sviluppano una profonda alchimia, per esempio, non scopano mai (e per questo ti ringrazio Veena Sud, veramente ti ringrazio per aver avuto il coraggio di non inserire una cosa così scontata e triviale. Però ti ringrazierei ancora di più se tu potessi per esempio, in futuro, produrre anche un film porno sui due detective, perché se ci pensi il loro incontro potrebbe essere decisamente foriero di sviluppi "interessanti", poi io la butto lì, eh, insomma...).
E' proprio nel fallimento degli intrighi che questa scrittura vince: ci aspettavamo un segreto pruriginoso da svelare, ma c'è solo morte e disperazione e tristezza e malinconia e suicidio e i sogni distrutti di una ragazza che voleva scoprire il mondo e invece annega in un lago dentro un bagagliaio per colpa dell'inettitudine, della stupidità e della corruzione. Non c'è niente di grande, niente di sacro, niente di oscuro, ma la banale sconfitta degli sconfitti: alla fine è tutto un problema di tempismo, proprio come nella vita vera. Siamo troppo spesso nel posto sbagliato al momento sbagliato, ed è molto più facile morire per incidente, per errore, così come se niente fosse, che morire per averlo meritato. Per me queste 26 ore di narrazione hanno vinto perdendo e deludendo, e adesso la smetto perché è veramente troppo difficile cercare di spiegare quello che penso di qualcosa senza poter mettere tutti i pezzetti precisi di cui vorrei parlare perché sono davvero troppi e inoltre non voglio rovinare la sorpresa a nessuno in caso qualcuno se lo volesse vedere, però che palle.






2 commenti:

Anonimo ha detto...

è un porcoddio di remake.
sei filoamericana, altro che anarchica!

Blangis ha detto...

ahahahha lo so! ho visto l'originale: il danese è una lingua cacofonica e non riesco a distinguere gli attori (: