domenica 15 luglio 2012

Cose che poi ci pensi

Allora in questi giorni a Roma fa davvero molto caldo, ma per fortuna tira molto vento e se riesci ad aprire le finestre della casa in maniera strategica puoi metterti in mezzo alla corrente e non soffrire tanto.
Io ci vivo in mezzo alla corrente, nel senso che ho messo un tavolino e una sedia proprio nella traiettoria della corrente da me così creata e così studio lì.
L'unico problema è che, dovendo tenere le finestre aperte, non mi perdo neanche un rumore/conversazione/musica proveniente dall'ambiente esterno.
Le più grandi gioie/non-gioie me le regalano le vecchiette, parlano come nei film in bianco e nero neorealisti. Ancora, già. In realtà io adoro le vecchiette, non tutte, ma alcune che incontro alle fermate degli autobus sono davvero fantastiche e mi riempiono di complimenti e alla fine mi dicono che sono tanto carina però se prendessi anche un po' di sole non è che mi farebbe male. Io gli sorrido.
Insomma, dicevo che tutti i rumori entrano in casa e io sto lì che cerco di non farmi distrarre mentre leggo libri pallosissimi da così tante ore che ormai mi fanno male gli occhi.
E alle 4 del pomeriggio, puntuale come un orologio svizzero, arriva lui: Il Trombetta.
Trombetta è comparso una domenica di fine maggio, molto assolata, le note jazz si sono librate nell'aria come un simpatico diversivo, mentre al semaforo si muoveva impacciato con la faccia cotta dal sole chiedendo un po' di spicci.
Poi il sole è tramontato tingendo il cielo di rosa e c'erano ancora queste note jazz che si mischiavano col colore e non saprei descriverlo meglio ma era davvero bello. Bello in un senso melanconico, che secondo me è il bello più bello di tutti.
Penso non fossi l'unica a pensarlo. Vedevo i sorrisi delle persone in strada.
Ma poi Trombetta ha esagerato, ha cominciato a farsi vedere sempre più spesso, ha stropicciato il suo repertorio con strani e svogliati mescolamenti di "Tanti auguri a te" e cori da stadio. Singolare, certo. Ma anche una gran rottura di cazzo.
Ieri stavo al tavolino cercando di leggere, di non pensare a quanto avrei voluto essere da qualche altra parte o non esistere, per dire, e Trombetta inizia a fischiare nel suo strumento arrugginito.
Penso "Cazzo no" e brutti pensieri mi invadono. Cerco di pensare a cosa potrei fare per farlo smettere.
Poi sento urla in strada, una discussione.
Trombetta non suona più.
All'improvviso mi sento un po' triste - ma non era quello che volevo?

5 commenti:

io ha detto...

tra trombette e tromboni a volte fai quasi tenerezza.

Anonimo ha detto...

ma sei andata in ferie?

Gatecrasher ha detto...

Ferie? Cazzo dici? Sfogherà l'alienazione in qualche altro modo piuttosto che (pardon) postare compulsivamente su un blog.

Anonimo ha detto...

haters gonna hate!

Blangis ha detto...

effettivamente ero andata in ferie, e pagandole con il mio primo stipendio! so' soddisfazioni (: certo non ero andata in ferie dallo scrivere sul blog, visto che non è un lavoro.
si può dire che io posti "compulsivamente" solo se si intende l'avverbio come complemento di argomento - perché effettivamente scrivo di "compulsioni", anche se sarebbe più preciso parlare di "idiosincrasie" - non in altro senso, invece, considerando che in due-tre anni avrò "postato" meno di 15 pezzi "compulsivi" (non so le quantità precise perché non tengo il conto). "posto" raramente perché mi risulta abbastanza difficile riuscire a individuare argomenti che conosco bene e che al tempo stesso non svelino NULLA della mia vita privata, considerando che non ho 16 anni (ed è per questo che alla fine maggior parte delle volte parlo di autobus: perché quelli, purtroppo, li conosco bene, passandoci l'85% del mio tempo).
scrivo qui solo per piacere personale e per esercizio e, spero, per lo svago altrui. ma comprendo perfettamente che a tanti possa stare sul cazzo, spesso anche senza motivo, ma non fa niente visto che anche a me stanno sul cazzo in tanti in modo totalmente epidermico, e non ci vedo niente di male in questo.
peace.